Non c’è niente di vero by Emiko Jean

Non c’è niente di vero by Emiko Jean

autore:Emiko Jean [Jean, Emiko]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2024-02-28T23:00:00+00:00


19.

Una settimana prima dell’arrivo previsto di Penny, Thomas inviò un messaggio a Mika.

Aprì con un Salve. Mika era al lavoro e fissò il telefono accanto alla tastiera. Diede una controllata all’ufficio. Erano tutti occupati, archiviavano o battevano dolcemente sulle tastiere. Naturalmente, non potevano intuire che il padre adottivo della figlia di Mika stava inviando un messaggio, né che i due non si parlavano dall’inaugurazione della galleria, quando Hiromi aveva rovesciato il mondo intorno alla figlia.

Salve, digitò lei in risposta, piegandosi, nascondendosi nel cubicolo.

Sono Thomas, scrisse lui.

Lei digitò: Sì, lo so.

Sullo schermo apparvero tre puntini dentro una bolla grigia. Giusto. Scusa. Il volo di Penny arriva domenica. Puoi andare a prenderla? Preferirei che non prendesse un Uber o un taxi da sola.

Mika si raddrizzò. Mi ripromettevo di farlo. Si erano messe d’accordo: Mika sarebbe andata a prendere Penny all’aeroporto, poi l’avrebbe accompagnata al dormitorio dell’Università di Portland e l’avrebbe aiutata a sistemarsi. Se Penny se la fosse sentita, avrebbero cenato da qualche parte e passato un po’ di tempo insieme.

Non ha mai preso l’aereo da sola. Mi sono offerto di accompagnarla. Si è rifiutata. Poi aggiunse: Il suo no è stato rapido e categorico. Mika se lo immaginò nel suo ufficio. Seduto dietro un’enorme scrivania di mogano. Completo e cravatta indosso. Cipiglio saldamente al suo posto. La odiava?

Gus, il capo di Mika, passò vicino al suo cubicolo. Lei lasciò cadere il telefono e tornò a girarsi, mettendo le mani sulla tastiera. Lo salutò. «Non lavorare troppo», disse lui con un sorriso autentico. Lei sorrise, rise di una finta risata e attese che se ne fosse andato prima di rispondere a Thomas. Ho tutto sotto controllo.

Venti minuti dopo, lui rispose. Sei sicura? Non è un disturbo?

Non ci sono problemi, davvero. Abbiamo già fissato il programma del pomeriggio. Donne di strada, droghe… il pacchetto completo. Mika si morse un labbro. Era una battuta. Troppo presto?

Passarono altri minuti e Mika continuò a lavorare sul suo foglio di calcolo. Thomas inviò un messaggio. Veramente troppo presto. E così, lui la odiava. Senza dubbio, la odiava.

Ti prego di non preoccuparti, rispose lei. È in buone mani, te lo assicuro.

Dille di mandarmi un SMS quando arriva, fu tutto ciò che rispose Thomas.

Quella domenica Mika giunse al terminal degli arrivi all’aeroporto e si fermò. Penny era sul bordo del marciapiede, la salutava con una mano, l’altra teneva stretta la maniglia di una valigia bordeaux. Quel giorno i capelli di Penny erano sollevati in una lucida coda di cavallo. Mika aprì il bagagliaio e scese dall’auto. Dissero «ehi» nello stesso momento e si abbracciarono, cadendo l’una nelle braccia dell’altra. Mika la tenne stretta un secondo di troppo. Poi lanciò sul retro la valigia di Penny e salirono sulla Corolla arrugginita.

Penny allacciò la cintura di sicurezza. Non si accorse dell’incrinatura a ragnatela del parabrezza, né dello scotch che teneva insieme lo specchietto laterale, oppure li ignorò per educazione. «Fiu! Per poco non ce l’ho fatta. Questa mattina papà mi ha accompagnato e giuro che stava per piangere. Sono piuttosto sicura che abbia preso in considerazione l’idea di rapirmi.



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